Cartello dei camion, gli autotrasportatori minacciano causa miliardaria
L’Antitrust europeo ha già sanzionato 5 costruttori di Tir per essersi messi d’accordo per tenere i prezzi più alti. Ora i camionisti chiedono indietro i loro soldi.
Gli spedizionieri di tutta Europa sono sul “piede di guerra” contro i costruttori di camion, già sanzionati dall’Antitrust comunitario per aver violato le norme sulla concorrenza con la più alta multa mai comminata a un “cartello”: oltre 2,9 miliardi di euro.
Una cifra quasi “ridicola” se paragonata alla possibile entità dell’azione risarcitoria ipotizzata dalla filiale tedesca dello studio legale americano Hausfeld. La stima è di circa 5.000 euro per ciascun veicolo industriale venduto tra il 1997 ed il 2011, gli anni per i quali sono state accertate le pratiche commerciali illecite che hanno condotto a prezzi più elevati ed alla ritardata introduzione di alcune tecnologie. Secondo gli esperti, l’entità della maggiorazione concordata dei prezzi era in media del 15%. Su un veicolo da 70.000 euro, ad esempio, si tratterebbe di 10.500 in più: costi aggiuntivi inevitabilmente poi scaricati sui consumatori finali.
Nel periodo incriminato i costruttori sanzionati (Mercedes, Daf, Volvo-Renault e Iveco) hanno targato attorno ai 10 milioni di autocarri, quindi 50 miliardi. È coinvolta anche Man, la cui “soffiata” alle autorità comunitarie le ha evitato la multa, ma non le risparmierà l’azione collettiva degli spedizionieri e delle loro associazioni di categoria. Altre stime raggiungono addirittura un totale attorno ai 100 miliardi.
Il solo studio legale Hausfeld, che si è esposta in Europa per lavorare sul dieselgate, ha fatto sapere di aver raccolto i mandati dei “sindacati” delle società di autotrasporto di Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca e anche di alcuni sodalizi regionali della Francia. In Italia, la prima azione collettiva è stata promossa da CNA Fita , che l’ha aperta agli autotrasportatori che abbiano “acquistato, preso in leasing o noleggiato a lungo termine camion di medie (da 6 a 16 tonnellate) o grandi dimensioni (oltre 16 tonnellate) delle marche DAF, Daimler/Mercedes-Benz, Iveco, MAN/Volkswagen, Volvo/Renault e Scania, immatricolati tra il 1997 al 2011”.
Scania non aveva accettato il provvedimento comunitario, ma aveva comunque accantonato 400 milioni di euro. In Germania, la BGL, che rappresenta 7.000 aziende, aveva cercato di raggiungere un’intesa stragiudiziale con i costruttori, ma il tentativo era fallito.
La tesi di Man e Daimler (all’ultima assemblea degli azionisti, malgrado il bilancio da record, era sorto qualche malumore in merito alla vicenda del “cartello”) è che i clienti non abbiano diritto ad alcun risarcimento. E, in ogni caso, almeno per una parte degli anni contestati, entro la fine del 2017 dovrebbe scattare la prescrizione.
Sempre in Germania, presso il solo tribunale di Stoccarda, dove si trova il quartier generale di Daimler, sono già state depositate 24 cause: fra queste quelle avanzate dall’amministrazione di Berlino (1,2 miliardi) e dal Comune di Dortmund (150.000 euro). Per il momento gli unici a guadagnarci sono gli avvocati. La multa più salata era toccata da Daimler (un miliardo), oltre 750 milioni erano toccati a DAF, 670 a Volvo-Renault e quasi 495 a Iveco.
Fonte Lastampa.it – http://www.lastampa.it/2017/04/28/motori/attualita/cartello-dei-camion-gli-autotrasportatori-minacciano-causa-miliardaria-BXRCzUkl6QqWAjK0v4shYP/pagina.html